Abbiamo battuto una big… abbiamo battuto una big... Il settimo sigillo è stato spezzato ed ora è corsa alla rivincita contro il Milan per chiudere il conto rimasto in sospeso!

Lucianone Spalletti ha avuto qualcosa da dire, ma si sa, a lui piace “mozzicarsi tra uomini” e nel post partita ha sfogato le sue frustrazioni. Conte alle spalle, ufficio di collocamento vicino, chi non risica, poi rosica.

Dalle ire del toscanaccio, passiamo all’eroe della serata. Strakosha? Ovviamente uno dei protagonisti nella fase al cardiopalma dei rigori, ma “the Hero”, è uno: Radja Nainggolan, “Nainggolanne Er Ninja” per gli amici.

E ce ne vogliono di millenni per tutte le rivincite minacciate dai cugini mai voluti, dal 26 maggio, alla semifinale, in Coppa Italia ci daranno la mazzata sì, ma sempre l’anno prossimo. Roma- Lazio anche stavolta non sarà, presi 7 schiaffi dalla Fiorentina, i giallorossi mesti se ne sono tornati a Trigoria. Doveva essere derby e non lo sarà, lo sapeva anche Radja, arrivato con lo sguardo coatto sul dischetto, sguardo rivolto ai compagni interisti, sguardo che cercava un chissà quale ancestrale “transfert psicologico”, sensazione aumentata da Spalletti in panca,  una vendetta alla lontana contro i biancocelesti. Luci a San Siro, atteggiamento da vero boro che prometteva ai nerazzurri: «Mo’ li rimando a casa, fidateve!».

Quando facevo l’attrice, prima di entrare in scena, il primo comandamento era uno e cioè, l’attore troppo sicuro tende a sbagliare, mai andare “coatti” di fronte al pubblico. Caro Radja, la prossima volta te lo spiego io! Mira alle stelle e mal che vada avrai camminato sulla luna…. È lì che è andato a finire il pallone, degno del miglior Ninja.

Ma pensiamo a noi dopo aver ringraziato l’uomo in più per la Lazio; “Grazie Radja grazie tanto ce fai sogna‘ “.

I ragazzi di Inzaghi hanno ritrovato la “Lazio cattiva” giocando un’ottima partita che rischiava di trasformarsi nell’ennesimo rimpianto a tempo scaduto. Sarebbe stato tosto da mandar giù ancora una volta un verdetto ai rigori, troppo severo, troppo ingiusto. Dopo la Juventus non poteva capitare di nuovo. Fiducia in Strakosha, lo ripeto sempre, fiducia in Strakosha che tra quei pali, sicuramente col cuore in gola, non ha sfigurato davanti al mostruoso Handanovic, rimpianto laziale.

Dal dischetto è una lotteria, stavolta i biancocelesti avevano i numeri vincenti. Thomas ferma Lautaro, grazie ancora Radja e poi è Lucas Leiva a gonfiare la rete mettendo il punto alla pratica. Leivaaaaaaa e s’abbracciamo! Proprio lui che un anno fa aveva sbagliato il rigore contro Donnarumma, perché dagli 11 metri non è la sua specialità, ma in quei momenti, Messi insegna, non è la specialità di nessuno.

“Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…”

Unica nota stonata l’espulsione del focoso Radu che, dopo essersi praticamente scaraventato sull’arbitro per protestare, la partita contro il Milan la vedrà comodamente seduto tra gli spalti. La Lazio ha espugnato il San Siro, ha battuto una “big” segno che le maledizioni possono essere spezzate con “maglie bagnate di sangue e di sudore”.

Una partita che è durata 90 giorni e non 90 minuti, o almeno così mi è sembrato ieri. Un Inter che è rimasta a galla grazie ad un monumentale Handanovic crollato, per fortuna, solamente nella fase finale.

Qualche pecca biancoceleste, ma non conta, non conta perché ciò che conta è il risultato sul tabellone. Finisce così, dopo tanta sofferenza, ma non esiste vittoria per la quale non valga la pena soffrire! Ci si rivede a San Siro con Rino Gattuso.

De Vrij, Candy Candy, Balde caro, all’Inter per vincere….OOOOOPSSSSSS!

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